CORAGGIO, NON AVERE PAURA, UOMO DI POCA FEDE
Nelle tempeste della vita e nei nostri problemi, nei problemi del mondo, non
vogliamo sentirci soli. “Coraggio ci sono io, non abbiate paura”. Questo ce
lo dicono tanti amici o amiche che fanno parte della nostra storia, ma
questo ce lo dice soprattutto il Signore. Con una precisazione: dobbiamo
stare attenti a non fare le vittime; la tempesta ci può essere un giorno o
due all’anno, come in questo periodo, i problemi grossi ci possono essere
qualche volta… Ma tutti gli altri giorni sono pieni di cose belle, di
esperienze buone, di affetti sinceri, di gioia del cuore… E di queste
dobbiamo sempre ringraziare, per farle diventare la serenità della nostra
vita. Mi viene anche da pensare che moltevolte le tempeste e i problemi grossi arrivano proprio quando noi abbandoniamo il Signore e allora potremo trovare salvezza e la pace tornandoa Lui, al suo amore, con fiducia e con quella sapienza che ci proviene proprio dalle ferite.
Ho ascoltato attentamente varie volte la testimonianza
di giovani ricuperati nelle case di accoglienza di Suor Elvira. Giovani che
avevano attraversato situazioni difficili, che si erano lasciati andare, si
erano rovinati, avevano rovinato altri; poi il momento della grazia e del
recupero. Ci testimoniavano che era proprio così che suor Elvira li
riportava sulla strada giusta, li riportava al gusto della vita: li metteva
davanti al Signore, davanti all’Eucaristia, anche se inizialmente facevano
fatica, ma li metteva lì a pregare, a cercare, a ritrovare il Signore, la
sua forza, la sua gioia vera.
Sr. Elvira è stata l’unica donna a partecipare al Sinodo sull’Eucarestia; al
centro del suo intervento, ha affermato: “L’Eucaristia non si capisce con la
testa, ma si può sperimentare concretamente la sua efficacia, ed è quello
che ormai da tanti anni vedo con i miei occhi, tocco con le mie mani: quei
giovani che hanno il coraggio di mettersi in ginocchio con verità davanti
alla potenza del Pane vivo che Gesù ha lasciato per noi, per poi nutrirci di
Lui, ritornano vivi, cambiano nel cuore, riabbracciano la propria storia,
diventano uomini nuovi, il loro volto si illumina”..
Quando parliamo della preghiera e della fede, dobbiamo sapere che non sono
cose astratte, a cui possiamo rivolgerci qualche volta, ma che la fede e la
preghiera ci sono indispensabili per poter vivere e vivere davvero in
pienezza. La fede in Dio, la preghiera davanti a lui, il cercare di
accogliere il suo amore nelle nostre giornate, sono come il respiro della
nostra vita. Proviamo a non respirare, è la fine; proviamo ad abbandonare il
Signore, è finita. Lì davvero ci sono le tempeste, i problemi grossi, i
drammi, le preoccupazioni che ci angustiano. Ciascuno di noi può pensare
alle proprie esperienze del passato o anche di questo momento.
Il Vangelo ci riporta il rimprovero di Gesù a Pietro: “uomo di poca fede
perché hai dubitato?” Pietro, nel Vangelo, di fronte a quell’uomo che vede
camminare sulle acque, dice, quasi come sfida: “se sei tu…?!”
A volte sento persone che dicono: “Signore se ci sei…” Oppure: “Se il
Signore c’è…”, “ho chiesto quella cosa.. il Signore non c’è, perché non mi
hai aiutato”. “Sono arrabbiato col Signore”, quante volte ho sentito questo
lamento. La risposta: “non ti aiutato in quella cosa e in tutte le altre
migliaia e migliaia di cose che ti ho dato, non ti aiutato?”
Il 27 marzo scorso papa Francesco così ha espresso la sua preghiera: “Uomo
di poca fede”: Signore, ci rivolgi un appello, un appello alla fede. Che non
è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te. Ci chiami a
cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del
tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e
che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il
tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli
altri.
Gesù ci testimonia quanto è bello e quanto è importante ritirarsi, dare del
tempo, trovare il tempo per l’incontro con il Padre nella preghiera. La
fede, che si alimenta di preghiera, di lode, di ringraziamento, di gioia,
diventa la forza e la salvezza di Dio nella nostra vita. Una nonna qualche
giorno fa mi ha detto: “Sono arrivata a 92 anni, ho cinque figli, sono
rimasta vedova ancora abbastanza giovane, il Signore mi ha veramente
aiutato. Al Signore voglio bene, più che ai miei figli”. (Se uno ama il
Signore, vuole bene ai figli in maniera ancora più vera e più profonda). Ed
è proprio in forza di questa fede che non si è persa d’animo ma un certo
punto ha cercato di aiutare le altre persone, ha accettato di essere
l’animatrice e la responsabile del gruppo delle vedove della città. Ha
aggiunto: “Adesso che non posso più muovermi tanto, faccio volontariato
telefonando a tante persone, che possono avere bisogno di una parola, di un
incoraggiamento, di un saluto.
Dobbiamo imparare a non cercare Dio nelle cose spettacolari, nei miracoli, o
soltanto quando qualcosa ci va male… È importante imparare a cercare il
Signore sempre. Il Signore si manifesta come ad Elia non le cose grandiose,
ma nel mormorio di un vento leggero, nella pace e nella dolcezza del cuore.
E’ l’esperienza di Gesù, che insegna anche a noi a cercare il Padre, in
disparte, in un luogo deserto, nel raccoglimento e con perseveranza.
Le parole del Vangelo posso viverle anch’io, accoglierle anch’io, e anche
voi: “Coraggio, sono io dice il Signore, ci sono io, non avere paura…” Anche
tutti noi possiamo arrivare a dire nell’esperienza concreta, nelle azioni
della giornata: “Davvero tu sei il Figlio di Dio, il salvatore, la forza e
il senso pieno della nostra esistenza”.