Ha dato tutto quanto aveva per vivere
Mi ha sempre colpito molto, nella visita alle missioni, come quelle comunità, composte da gente molto povera, vivono la liturgia in maniera gioiosa e attiva. In particolare notavo la processione offertoriale: tutti si muovono dal posto e tutti vanno a portare la loro offerta, penso molto piccola, anche con doni in natura, per la comunità e per gli altri poveri, per chi è più povero di loro. I poveri capiscono questo; venivo a conoscenza anche di tanti altri gesti di carità e di condivisione. Era un grande insegnamento anche per me e per la nostra parrocchia. E' quello che ha fatto notare anche Gesù, indicando la vedova povera che mette nel tesoro del tempio i suoi due spiccioli. Ma c'è anche un'altra grande figura nella liturgia di questa domenica: è la vedova che salva il profeta Elia. Il profeta stanco e sofferente arriva alle porte della città di Sarepta. Dice il testo della Bibbia: “Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po' d'acqua in un vaso, perché io possa bere». Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane».
Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po' d'olio nell'orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». Elia le disse: «Non temere; va' a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d'Israele: "La farina della giara non si esaurirà e l'orcio dell'olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra"». Quella andò e fece come aveva detto Elìa; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l'orcio dell'olio non diminuì, secondo la parola del Signore”. Bellissima questa conclusione: la fedeltà di Dio è la provvidenza della nostra vita.
E ora possiamo accogliere la parola del Vangelo. La scena è ambientata nel tempio di Gerusalemme, precisamente nel luogo dove la gente gettava le monete come offerta. Ci sono molti ricchi che versano tante monete, e c'è una povera donna, vedova, che mette appena due spiccioli, due monetine. Gesù osserva attentamente quella donna e richiama l'attenzione dei discepoli sul contrasto netto della scena. I ricchi hanno dato, con grande ostentazione, ciò che per loro era superfluo, mentre la vedova, con discrezione e umiltà, ha dato «tutto quanto aveva per vivere»; per questo - dice Gesù - lei ha dato più di tutti. A motivo della sua estrema povertà, avrebbe potuto offrire una sola moneta per il tempio e tenere l'altra per sé. Ma lei non vuole fare a metà con Dio: si priva di tutto. Nella sua povertà ha compreso che, avendo Dio, ha tutto; si sente amata totalmente da Lui e a sua volta Lo ama totalmente. Grande esempio di vita di fede. Gesù, oggi, dice anche a noi che il metro di giudizio non è la quantità, ma la pienezza. C'è una differenza fra quantità e pienezza. Si possono avere tanti soldi, ma essere vuoti, se non c'è pienezza nel cuore. Amare Dio “con tutto il cuore” significa fidarsi di Lui, della sua provvidenza, e servirlo nei fratelli più poveri senza attenderci nulla in cambio. Di fronte ai bisogni del prossimo, siamo chiamati a privarci di qualcosa di indispensabile, non solo del superfluo; siamo chiamati a dare il tempo necessario, non solo quello che ci avanza; siamo chiamati a dare subito e senza riserve qualche nostro talento o qualche possibilità. Possiamo chiedere al Signore di ammetterci alla scuola di questa povera vedova, che Gesù, tra lo sconcerto dei discepoli, fa salire in cattedra e presenta come maestra di Vangelo vivo. Possiamo imparare dalla vedova povera del Vangelo l'umiltà, il nascondimento, il vivere il suo amore totale a Dio, nella rettitudine della sua coscienza e nella generosità del suo cuore.
E' quello che Gesù insegna, in altri testi del vangelo: “State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c'è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando fai l'elemosina, o qualunque altro atto di carità, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti per essere lodati dalla gente. In verità vi dico hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece mentre tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti del segreto, il Padre tuo che vede nel segreto, ti ricompenserà”. La stessa cosa la dice a riguardo della preghiera: “Pregando non sprecate parole come i pagani, essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Quando tu preghi entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, nel segreto, e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. Tutto questo lo dice anche a riguardo del digiuno. Dalle vedove, protagoniste della liturgia di oggi, impariamo come si onora Dio, come lo si ama con tutto il cuore, come possiamo essere umili e generosi con il Signore e con il prossimo.