Siamo figli, con ogni benedizione spirituale
A volte si incontrano delle persone che ti dicono: “tu hai la fede, ma io... ”Altre volte ci capita di ascoltare alcune affermazioni di giovani nella loro crisi o nella loro ricerca di costruire la vita. Una ragazza ha scritto: “Ho 15 anni. Credo in Dio e ho sempre frequentato la parrocchia, ma adesso... Adesso ho tanta voglia di divertirmi... Ho paura che se continuo ad essere cristiana non mi sarà possibile divertirmi come vorrei. Il mio parroco predica sempre che noi cristiani dobbiamo portare la croce”. Altri giovani sentono il rapporto con il Signore o con la Chiesa come un qualcosa di pesante: “la Chiesa dice sempre dei ‘no', mi vuole obbligare a tante cose, come la messa alla domenica...”. Noi sappiamo invece che la fede in Dio è una luce, una forza, una gioia profonda del cuore, certamente diversa dalla gioia che presentano come miraggio alcuni gruppi di amici, nei loro schiamazzi, anche nelle loro trasgressioni o nei loro vizi.
Dico questo non per giudicare, ma per comprendere e incoraggiare i ragazzi e giovani a coltivare una bella e forte formazione umana e religiosa, che sia nella linea dei tanti “sì” alle cose belle e grandi che ci dice il Signore, che ci ricorda la Chiesa. Ma il problema non è tanto dei giovani, piuttosto molte volte è di noi adulti che, trovandoci in una situazione culturale e sociale di secolarizzazione e di indifferenza religiosa, abbiamo bisogno di rinnovare e fondare sempre più saldamente la nostra fede e la nostra testimonianza. E' quello che ci viene ricordato nel Vangelo di questa domenica. Siamo chiamati ancora una volta a contemplare l'infinito amore di Dio che si fa piccolo, che si fa uomo, per portare a noi l'amore del Padre, per meritarci la salvezza piena, per donarci una vita pienamente nuova. Il Vangelo di Giovanni dice: “Tutto è stato fatto per mezzo di Lui, in Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini, la luce splende nelle tenebre ma le tenebre non l'hanno vinta.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo, il mondo è stato fatto per mezzo di Lui eppure il mondo non l'ha riconosciuto”. Questo è il dramma della nostra vita, della vita del mondo: “E' venuto fra i suoi i suoi e i suoi non lo hanno accolto”. Dio ci ha fatti liberi, Dio ci lascia liberi, offre tutto il suo amore e attende una risposta d'amore libera. Noi possiamo riconoscerlo, accoglierlo, oppure possiamo chiuderci all'Amore. Ma il Vangelo è davvero una grande notizia: “A quanti lo hanno accolto, ha dato la possibilità di diventare figli di Dio”. Come dice San Paolo: “Dio ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale in Cristo”. “Il Figlio di Dio si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”.Possiamo domandarci: noi l'abbiamo riconosciuto? Io l'ho accolto, ho fede, vivo con lui e per lui?
Lo accolgo nelle mie giornate? Sento la gioia e la responsabilità di essere il figlio di Dio? Vivo da figlio, vivo da fratello con tutti gli altri? Pensando ai giovani e alle tante persone del nostro tempo che si riducono forse a vivere nell'indifferenza religiosa, possiamo e dobbiamo sentire il bisogno e la responsabilità di aiutarli. Ci apriamo così già alla festa dell'Epifania, dove il Signore vuole manifestarsi a tutti i popoli, a ogni persona. Ricordiamo come Papa Francesco nel suo grande documento intitolato: “La gioia del Vangelo afferma che “tutti hanno il diritto di ricevere il Vangelo e che noi siamo chiamati ad annunciarlo, senza escludere nessuno, non come chi impone un nuovo obbligo, bensì come chi condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile”, cioè fa intravedere l'indescrivibile grazia dell'amore di Dio che ci sostiene, perché Lui ci è accanto in ogni momento... Penso che sull'esempio di tanti gioiosi testimoni, come il beato Carlo Acutis, anche noi adulti e tanti giovani possiamo coltivare la nostra formazione cristiana permanente: uomini, donne ragazze, giovani che pregano, che leggono il vangelo, che realizzano un rapporto vero con Gesù vivente nell'Eucarestia, che portano avanti, oltre al proprio dovere specifico, tante attività di amore cristiano, sperimentando e testimoniando la gioia del Signore.