Gesù abbatte le distanze, tocca le ferite
Qualche settimana fa con un gruppo di ragazzi abbiamo letto il Vangelo e abbiamo voluto preparare, con un piccolo impegno concreto, la giornata mondiale dei lebbrosi. I ragazzi si sono interessati ai problemi dei malati di lebbra, della loro emarginazione, della loro umiliazione e della speranza che nutrono di potere guarire. Ho avuto modo di raccontare loro come io stesso ho incontrato in qualche missione sia dell'India sia del Brasile dei luoghi dove questi ammalati vengono curati e possono guarire. E' quello che è avvenuto al lebbroso di cui parla Vangelo di oggi, il quale si fa molto coraggio, infrange le norme per le quali doveva rimanere lontano e segregato, viene da Gesù, lo supplica in ginocchio e gli dice: “Se tu vuoi, puoi purificarmi”. E' significativa questa preghiera perché denota tutta la situazione umana, psicologica e religiosa in cui si trova questo lebbroso, in cui si trovavano tutti i lebbrosi. Non soltanto soffre l'umiliazione di un corpo che fa impressione per i segni della malattia, ma sente su di sé il pregiudizio della gente che lo fa sentire giudicato e castigato da Dio.
Se è in quella situazione così grave, significa che lui o i suoi genitori hanno commesso chissà quali peccati per meritarsi un tale castigo. Dio che castiga, mandando il male, che si diverte a infliggere il male, anziché i suoi benefici!?. Ma questo Gesù lo contesterà decisamente, come in un'altra occasione quando dirà, “né lui né i suoi genitori hanno peccato, ma tutto questo è perché si manifesti la bontà, la grazia, la salvezza del Signore”. Per cui questo lebbroso non soltanto dice: “Se tu vuoi, puoi guarirmi” ed era già un grande atto di fede, di fiducia, ma dice “se tu vuoi, puoi purificarmi”: cioè puoi togliermi quei peccati che ho fatto, per cui posso sperare di guarire, di avere questa guarigione fisica dopo che mi hai dato la guarigione spirituale. Gesù toglie tutti gli ostacoli e le regole che sanciscono la emarginazione di questo lebbroso, non soltanto ascolta la sua preghiera, ma ha compassione, tende la sua mano, lo tocca e gli dice: “lo voglio, sii purificato!”. “Lo voglio”: Cosa vuole Dio?
Dio non vuole il male, non vuole il castigo del peccato, non vuole il disprezzo e l'emarginazione. Dio vuole il nostro benessere, la nostra salvezza, la nostra guarigione interiore. Gesù è venuto a dirci che, nonostante il dolore e la sofferenza, il volto di Dio è il volto di un Dio buono, che vuole il bene, vuole la pienezza dell'esistenza, vuole la purificazione vera, la salvezza piena del cuore. La guarigione fisica è un segno di questo amore misericordioso di Dio che è Padre buono. Dice il testo del Vangelo: “Subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato”. Gesù lo manda a mostrarsi al sacerdote perché dichiari che è guarito ed è riammesso alla famiglia e alla comunità, gli ordina di non dire niente a nessuno, ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto: a proclamare la bontà, la misericordia, la tenerezza di Dio che supera immensamente i criteri e i comportamenti degli uomini. Contempliamo e adoriamo Gesù, il Figlio di Dio, che ci salva da ogni peccato ed esprime a noi la tenerezza del suo amore, con tutti i gesti delle guarigioni che compie. Colpisce quella frase di Gesù: “lo voglio”, cioè il Signore vuole la vita, la dignità, lo sviluppo di ogni persona. E io cosa voglio? Noi, cosa vogliamo? Ci ha edificato il comportamento di Antonio, il giovane che ci ha lasciato prematuramente, un giovane buono d'animo, sensibile... il comportamento come ce lo ha raccontato il babbo: il ragazzo frequenta la prima media, in classe si formano i gruppetti degli amici e delle amiche e una ragazzina di modeste condizioni economiche porta quasi sempre gli stesi vestiti semplici, sempre le stesse scarpe. Le altre, che si pavoneggiavano nei loro vestiti speciali e costosi, la prendevano in giro. Antonio la vide un giorno mentre piangeva, prese le sue difese, parlò chiaro, rimproverò le compagne. La ragazzina superò il suo dolore perché si sentiva capita e difesa da un compagno, veramente buono nel cuore e bravo nei compiti. Quando si parla della lebbra e dell'emarginazione che sempre, nell'antichità ma anche oggi, comporta, possiamo pensare a tutte le lebbre e a tutte le emarginazione della società e del mondo.. Basta che uno apra gli occhi e sì accorge di come nella società ci sono tanti poveri, emarginati, disprezzati, esclusi, giudicati, additati.
Papa Francesco spesso ci aiuta ad aprire gli occhi e a prendere coscienza di queste realtà, per scuoterci e per farci diventare persone che vanno alla ricerca degli emarginati e promuovono forme di giustizia, di dignità, e di fraternità. Ci possono essere tante forme di emarginazione ad esempio nel bullismo, coni compagni, nella scuola, nel lavoro, nella vita sociale. Di fronte alle emarginazioni tante volte si chiudono gli occhi, ci si rassegna, si va dietro ai pregiudizi, si fanno fuori le persone. È più facile fare delle poesie sulle belle parole del Vangelo, non si è capaci di informarci sulla situazione di tante persone: disabili, anziani, comunità terapeutiche, carcerati, quanti si rivolgono alla Caritas, immigrati, poveri sulla strada... Da molti anni è appesa in una sala parrocchiale una foto presa da un giornale, lasciataci da una missionaria: quasi una selva di grattacieli di una grande città del Brasile e in primo piano una favela di baracche che si estende per chilometri e chilometri. E' un richiamo e un aiuto alla nostra sensibilizzazione di uomini e donne, di cristiani. Meraviglioso è Gesù che ha toccato e guarito, ha dato vita piena al lebbroso e ha tolto e vuole togliere ogni emarginazione. Meravigliosa anche ogni persona che si accosta ai poveri, a quanti soffrono solitudine, esclusione, sfruttamento, pregiudizi e porta dignità, giustizia, amore. In prima linea possiamo pensare ai nostri missionari e missionarie, che portano ogni giorno vita e consolazione ai lebbrosi e a tanti poveri della terra.