Datevi da fare per il cibo che dura
“Datevi da fare...” È una parola di Gesù. Certo noi ci diamo molto da fare, siamo sempre molto occupati, impegnati, pieni di tensioni, di preoccupazioni, di programmi, ma perché cosa? Che cosa cerchiamo? Cosa vogliamo, nell'impostazione della vita e nelle scelte di ogni giorno? E anche quando ci rivolgiamo a Dio, che cosa cerchiamo? Solo cose materiali, grazie, qualcosa di miracoloso? Ma giustamente qualcuno ci ha detto: “Non è che Dio debba fare quello che vogliamo noi - molte delle nostre preghiere sono in questa prospettiva - ma siamo noi che dobbiamo cercare ciò che vuole il Signore”. Gesù parla alla folla, alla gente che va alla ricerca di lui, perché dopo il miracolo si è ritirato in disparte, lui solo, a vivere nella preghiera, nell'intimità con il Padre quel momento di grazia e di potenza. Dice Gesù loro: “Voi mi cercate perché avete mangiato dei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura ma per il cibo che rimane per la vita eterna”.
Questo è il grande invito di Gesù: darci da fare per le cose che durano, che hanno valore, che hanno significato, che danno un senso e una salvezza alla vita su questa terra e nell'eternità. Quelle persone continuano il dialogo dicendo: “Che cosa dobbiamo compiere, per fare le opere di Dio?” Gesù: “Questa è l'opera di Dio, che crediate in colui che gli ha mandato”. L'opera di Dio: la fede, la fede in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, mandato dal Padre, a portare nel mondo la salvezza, la misericordia, l'amore di Dio per tutti. Continuano i suoi interlocutori: “Quali segni tu compi perché crediamo?” Verrebbe da sorridere, hanno appena partecipato e si sono nutriti in un miracolo grandioso qual è la moltiplicazione dei pani e sono ancora lì a chiedere altri segni, altri miracoli. E sempre nella linea della materialità.
“Mosé ci ha dato il cibo dal cielo”. Gesù risponde: “Non Mosé ha dato il pane del cielo, ma il Padre mio vi darà il pane del cielo, quello vero. Il pane di Dio è colui che discende dal cielo e da la vita al mondo”.Gesù sta parlando di sé, di sé, disceso dal cielo, di sé, che da la vita al mondo. La richiesta è ancora immediata e superficiale: “Dacci sempre questo pane!” Gesù risponde: “Io sono il pane della vita: chi viene a me non avrà fame, chi crede in me non avrà sete mai”. Cioè: “Io sono il pane della vita, ciò che nutre veramente, ciò che sazia, ciò che fa crescere, perché Io sono la vita stessa, perché Dio”. E Gesù può e vuole soddisfare ogni nostra fame, ogni nostra preoccupazione, ogni nostro desiderio. Cominciamo ad applicare, come farà poi Gesù, queste parole all'Eucarestia, alla sua presenza: la presenza di Gesù nell'Eucarestia. E' bello quando le persone credono in Gesù e accolgono il suo dono: adulti, bambini, giovani, anziani: persone che credono in Gesù e accolgono il suo dono. L'Eucarestia la si capisce, la si crede, la si accoglie se la viviamo con intensità, con gioia, con amore. Così è la messa, così è la comunione, così è l'adorazione. Ma se non la si vive con intensità, si rischia di non comprenderla, di restare indifferenti, di trascurarla. È possibile oggi questo? Vivere intensamente, con gioia e con l'amore il nostro rapporto con Gesù eucaristia, assieme ai fratelli della comunità cristiana? È possibile ed è sperimentabile, perché le cose materiali da sole non bastano, addirittura a volte rovinano. La nostra anima ha sete di qualcosa di grande, ha sete di infinito.
Testimoniano questo i tanti giovani che possiamo incontrare in certe comunità, come quelle di madre Elvira.Questa grande suora, quando accoglie i giovani, feriti e distrutti da tante situazioni difficili, li porta davanti all'Eucarestia, perché lì realizzino un itinerario dal buio alla luce, da tanti segni di morte ad una vita vera, ad una gioia che solo il Signore può dare. Possiamo pensare alle esperienze estive che in un certo modo si riescono a fare anche in questo tempo. Come è importante aiutare i ragazzi, giovani, le famiglie, nella fede, nella riflessione, nell'esperienza di un rapporto vero con il Signore! Possiamo anche ricordare l'esperienza e la testimonianza di quel ragazzo meraviglioso che è il beato Carlo Acutis. Ha coltivato la fede, ha sentito e accolto Gesù come vero amico, è divenuto capace di cose semplici e profonde, di cose sante, di amore all'Eucarestia che lui definisce la ‘sua autostrada per il cielo', fino all'amore alla Madonna, all'amicizia con i compagni, all'aiuto ai poveri, allo sviluppo della sua intelligenza nella tecnologia e nell'informatica. Soprattutto ci colpisce la sua preparazione serena e gioiosa a quella vita eterna che gli è stata preparata e gli sarà data ancora in giovane età. Possiamo pregare i santi, possiamo invocare il beato Carlo e non solo per chiedere grazie materiali, miracoli, ma soprattutto per poter avere una fede grande e un amore profondo, sentito, appassionato, alla presenza di Gesù in mezzo noi nell'Eucarestia: ‘pane del cielo per la vita del mondo, per la mia vita'.