Fortunati e felici, se abbiamo fede
La nostra preparazione al Natale deve farsi sempre più intensa. Il Natale è una festa di fede, di vita cristiana, non è il momento dei consumi, delle sdolcinature, del paganesimo che prende di fatto la vita di tante persone. Allora possiamo chiederci: come va la nostra fede, la preghiera, la pratica cristiana? Nella nostra società ci sono le situazioni più diverse: accanto a credenti che sono dei veri testimoni di fede e di carità, altri si tirano sempre più fuori, tanto è vero che vorrebbe farsi strada la concezione che, nella corsa del nostro tempo, la fede cristiana non ha rilevanza, non ha valore; che andare in chiesa non è più del nostro tempo. Già qualche anno fa un esperto di problematiche giovanili aveva scritto un libro dal titolo: “I giovani di oggi, la prima generazione incredula”. Generazione incredula, società incredula.
La figura principale di questa domenica quarta di avvento è Maria Santissima, nella sua fede. Lei ci prepara veramente il Natale, ci indica e ci sostiene nelle scelte fondamentali e determinanti della vita. Abbiamo il racconto della visita di Maria ad Elisabetta. Maria, che ha accolto il Signore dentro di sé, si fa premurosa nell'amore verso chi ha bisogno, va a trovare e ad aiutare Elisabetta. In quell'incontro avvengono cose grandi. Il bambino sussulta nell'anziana donna ed essa esclama: “Come hai fatto a credere, Maria? Beata colei che ha creduto! Beata te che hai creduto, che credi!” E l'elogio più grande che si può fare a Maria. Beata è Maria di Nazareth, ma beati anche tutti quelli che credono, che accolgono il Signore, che costruiscono la propria esistenza sulla terra sull'amore di Dio e vivono la speranza dell'eternità. Maria è beata perché ha creduto. Perché si è fidata, perché ha lasciato spazio a Dio, ha lasciato che Dio potesse agire nella sua vita, ha lasciato fare. Ed è così che lei, madre di Dio, per noi è madre nella grazia e sorella nella fede. Lei vive la sua fede più grande in ogni istante della sua esistenza, accanto a quel bambino, quel figlio, che era in tutto uguale agli altri e che lei sapeva e adorava come figlio di Dio, il Salvatore.
Nel Vangelo quando Gesù incontra i malati che lo invocano e lui compie miracoli, molte volte conclude dicendo: “La tua fede ti ha salvato”. E quando pensa ai credenti che verranno lungo la storia, nell'incontro con Tommaso, afferma: “Non essere incredulo, ma credente! Tu hai creduto perché hai visto, beati quelli che crederanno senza avere visto”. Come vorremmo sentire dentro di noi queste espressioni, queste verità, queste gioie, queste convinzioni del Vangelo: “Beato te che hai creduto! Felice te che credi! La tua fede ti ha salvato! Non essere incredulo ma credente! Beati quelli che crederanno lungo la storia dell'umanità!
”Noi ci troviamo in un tempo in cui c'è molta indifferenza, si diffonde tanto relativismo senza la ricerca di verità profonde. Alcuni affermano: ‘non mi interessa'. Siamo nella società dei consumi, la mentalità mondana rischia di prendere tante persone, mentalità materialistica in cui sembrano importanti soltanto le cose materiali, i successi umani, non si pensa ai valori della vita, non si pensa alla morte, che non è la fine di tutto, ma il passaggio ad un'eternità, per la quale vale la pena impegnare tutto. Dice Gesù: “Che cosa serve all'uomo guadagnare anche il mondo intero se poi perde la sua anima?
”Quando pensiamo alla nostra Europa, si dice che ci sono tanti segni della nostra cultura cristiana passata, della nostra tradizione; io vorrei che ci fossero tanti segni della nostra vita cristiana attuale, nel nostro presente; segni della nostra testimonianza convinta e allora si potrà avere una speranza per il futuro.. È importante, necessario, che noi cristiani sappiamo andare controcorrente, sappiamo offrire la fede cristiana ai ragazzi, ai bambini, alle famiglie, ai sofferenti. Vogliamo essere famiglie, essere genitori, che si preoccupano della formazione cristiana nella catechesi, nei gruppi giovanili, nella evangelizzazione del nostro tempo. Famiglie, genitori, che non si lasciano andare, che non si lasciano impaurire dai problemi, dalle sfide della società anche nei tempi difficili, come per esempio la pandemia che stiamo vivendo.
Se tanti hanno vissuto e vivono questo tempo difficile con forza d'animo e con fede, altri invece rischiano di allontanarsi da Dio, anziché attaccarsi di più a Lui. Se pensiamo alla vita del mondo lontano, dove operano i nostri missionari, sappiamo che ci sono tante situazioni di problemi ancora più grandi dei nostri, di guerre, di sfruttamenti, di violenze, con fame e miseria... Dove da sempre ci si ammala e si muore molto più che qui ora, eppure sono persone che non bestemmiano, che non imprecano Dio, ma che si aggrappano ancora di più a Lui. La testimonianza dei nostri fratelli cristiani cacciati dall'Isis, in Iraq, era questa: “Abbiamo perso tutto, ma non abbiamo perso la fede”. Natale è festa di fede, festa di vita cristiana, festa con Gesù Cristo. Nel Natale o c'è Gesù Cristo o non c'è niente! Uscirà nelle prossime settimane un libro dal titolo: “Dio c'è, ed è bellissimo!”. Penso che aiuterà tanto e tanti nella fede; in una fede gioiosa e piena di fervore.