Le ferite e la fede
A volte capita, quando vado in visita alle famiglie per la benedizione, che viene ad aprire qualche ragazzo e dice “sono ateo, non sono credente...” Lo guardo con tenerezza, dialoghiamo un po' e mi trovo a riflettere “questo ragazzo ha ricevuto la cresima da pochi anni, forse nella crisi dell'adolescenza, forse risucchiato dal gruppo degli amici, forse perché si trova inadeguato in un rapporto con Dio, certamente vive e cresce in una società che gli offre tanti miraggi, la gioia del divertimento o di tante altre cose molte volte superficiali, e non è in grado o non vuole dare i valori fondamentali del senso della vita, della fede, di tutto ciò che può essere una vocazione a costruire l'esistenza in maniera solida e grande. Ma ci sono tante esperienze diverse. In questi giorni, concludendo un corso di preparazione al Matrimonio, con un bel gruppo di coppie, ho ascoltato le loro testimonianze, che mi hanno colpito soprattutto per quanto riguarda il cammino della fede. Ne riporto alcune.“Siamo insieme da molti anni. Potrebbe essere quasi superfluo sposarci in chiesa, invece no. Non è la stessa cosa. Ho bisogno di promettere certe cose a lui, non tanto con un impegno civile, come un contratto. È una cosa più ampia. Prometto a lui, ma ho bisogno di sapere che ci sarà qualcun Altro che veglierà su di noi, che sarà insieme a noi e che completerà questo amore nella nostra coppia”.
“ Il Signore ci ha messi al mondo; credo che sarà Lui che ci darà la possibilità di crescere, che veglierà su di noi e sul nostro rapporto, sul nostro amore; Lui i ci ha dato la possibilità di vivere, di amare, di costruire la vita. La nostra intenzione è di mettere su famiglia, di crescere, di dare vita a nuove creature, cosicché l'amore che Dio ci ha dato, continui”. “Siamo molto credenti, proveniamo da famiglie credenti nella fede del Signore. Abbiamo avuto un percorso difficile, con tante difficoltà, restando però sempre uniti nella fede del Signore. Ora andando a fare un matrimonio religioso davanti a Dio è proprio il culmine della nostra storia, andare davanti a Lui, promettere la nostra fedeltà... è dare un valore grande alla nostra storia, già abbastanza consolidata. Ci deve essere Qualcuno che ci accompagna ancora per molto tempo”. E' bello essere credenti nel mondo di oggi, in una società dove ci sono persone che hanno questo fervore, questa luce, questa gioia. Ci sono tanti amici che forse non hanno questo, vanno capiti e, se possibile, vanno aiutati. Dice uno scrittore: “se Dio non ci fosse, bisognerebbe inventarlo”. Il nostro mondo, la nostra società, che per tanti aspetti rischia di essere indifferente a Dio, alla fede... è poi così bella, così buona? Sì, ma anche la Chiesa... Ma quanta santità, quanta bontà c'è nella fede, per cui se riusciamo a costruire la nostra vita con un po' di fede, con quella luce sufficiente per andare avanti giorno per giorno, nei momenti belli (è importante gioire, quando c'è il sole, il cielo stellato... le cose belle), e farci forza nei momenti difficili... siamo sulla strada giusta.
E' importante affrontare i problemi, sentire che soprattutto lì, non siamo soli, che Dio è papà, Padre. Tutto questo rispecchia la pagina del vangelo che riporta l'incontro di Gesù con Tommaso e mette la sua esperienza nella nostra vita. La sera di Pasqua Gesù appare agli apostoli con un saluto e un dono tutti particolari. Il saluto: “La pace sia con voi”. Il dono: “Ricevete lo Spirito Santo, a chi perdonerete i peccati, saranno perdonati...” In questo primo incontro di Gesù Risorto con gli apostoli manca Tommaso. Di fronte al racconto degli altri, egli si ostina ad affermare: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, se non metto la mia mano nel suo costato, non crederò". L'incontro della domenica successiva sembra voluto da Gesù proprio per incontrare Tommaso (che avrà passato una settimana d'inferno nel suo essere senza fede)per aiutarlo a credere, per confermarlo nella sua adesione a Lui morto e risorto e alla comunità degli altri (la Chiesa). Gesù dice: "Metti il dito, metti la mano... e non essere più incredulo, ma credente".
Queste parole dobbiamo sentirle caldamente rivolte anche a noi, a ciascuno di noi, alle persone del nostro tempo, alla società in cui viviamo. Tommaso riesce a pronunciare l'espressione più alta della fede: "Tu sei il mio Signore e il mio Dio". Gesù conclude: "Perché hai veduto, hai creduto, beati quelli che pur non avendo visto crederanno". Qui sono preannunciati i credenti di tutti i tempi, i semplici cristiani, come i santi e i martiri, gli apostoli della evangelizzazione e quelli della carità; qui siamo preannunciati anche noi, credenti di oggi, che "pur non avendo visto", sappiamo che Cristo, morto sulla croce, è risorto ed è il Salvatore, l'unico Salvatore del mondo, il Salvatore della vita di ciascuno di noi. Cristo è il nostro tesoro, la nostra gioia, il senso di tutta la nostra vita. Il vangelo ci ha riportato questi fatti "perché crediamo che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiamo la vita nel suo nome". Anche noi vorremmo vedere Gesù, soprattutto quando ci sentiamo soli, nella prova, sotto il peso delle difficoltà. Forse pensiamo: se fossimo vissuti al tempo di Gesù, avremmo potuto vederlo, toccarlo, ascoltarlo, parlare con lui... Gesù dice a Tommaso: "Beati quelli che pur non avendo visto crederanno".