L'Eucarestia, amore di Dio, vita nostra
Da sempre, fin dall'inizio, i cristiani, assieme gli apostoli, si radunano per ascoltare la parola di Dio e spezzare il pane cioè celebrare l'eucaristia, ripetendo i gesti e le parole che Gesù aveva compiuto nell'ultima cena. Preso il pane: “questo il mio corpo”, preso il vino“ questo è il sangue della mia alleanza”. Quel pane non è più pane, quel vino non è più vino, quel pane e quel vino sono il Corpo e il Sangue di Gesù, il Signore. Sono Gesù, pane vivo, vero pane di vita per la vita del mondo e di ciascuno. La comunità cristiana fin dall'inizio, lungo la storia, fino ad oggi, celebra l'eucaristia, accoglie il dono di questo amore infinito, annientato, mangiato. E l'eucaristia fa di questo insieme di fratelli e sorelle il suo corpo, che è la Chiesa. La Chiesa celebra l'Eucaristia, l'Eucarestia fa la Chiesa.
Oggi è la festa del Corpo e Sangue del Signore: possiamo rinnovare la fede e accogliere il grande dono di Gesù, sperimentandone la multiforme grazia con la quale si dona a noi. All'altare, dopo aver ascoltato la parola del Signore, si rinnova e si rende presente, attuale, operante per noi il sacrificio di Cristo, nella sua vita, morte e risurrezione. La messa che celebriamo è l'amore unico di Gesù Signore per il mondo, per la Chiesa, per ciascuno. È bello pensare come i santi hanno sentito e vissuto intensamente questo mistero della fede. Giovanni Paolo II scrive: “E' importante sostare davanti al volto eucaristico di Cristo, additando, con una nuova forza alla Chiesa, la centralità dell'Eucarestia. Di essa la Chiesa vive, di questo pane vivo si nutre. Quando penso all'Eucaristia, guardando alla mia vita di sacerdote, di vescovo, di successore di Pietro, mi viene spontaneo ricordare i tanti momenti, i tanti luoghi in cui mi è stato concesso di celebrarla. Nelle cattedrali, nelle basiliche, nelle cappelle sui sentieri di montagna, sulle sponde dei laghi, sulle rive del mare. L'ho celebrata su altari costruiti negli stadi, nelle piazze delle città. Tutto questo mi ha fatto sperimentare fortemente il carattere universale di queste celebrazioni, il carattere cosmico.
Sì, perché anche quando viene celebrata su un piccolo altare di campagna, l'Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull'altare del mondo. Possiamo pensare al cardinal Wan Thuan, condannato ai lavori forzati, nei campi di concentramento, che ha sempre cercato di celebrare la S. Messa con alcune briciole di pane e qualche goccia di vino nel palmo della mano: quella eucarestia diventava la sua forza e la sua salvezza. Egli afferma che il palmo della sua mano diveniva come l'altare di una cattedrale. Gesù eucaristia si offre a noi e noi la riceviamo come sacramento di salvezza in ogni comunione. Gesù che viene in noi e ci unisce a lui: Lui noi e noi in Lui, uniti come i tralci alla vite, per raccogliere i frutti della salvezza e noi stessi avere la possibilità di portare i frutti di amore. Ricordiamo l'esperienza e la vita di un ragazzo, Carlo Acutis, che ha cercato ogni giorno di poter partecipare alla messa e ricevere la comunione, divenuta per lui ‘autostrada per il cielo'. L'Eucarestia, sacrificio, sacramento, rimane in mezzo a noi, nelle nostre chiese, nelle nostre cappelle, come presenza d'amore. Tante sono le testimonianze che ci fanno capire ‘come è bello per noi stare qui', in adorazione.
Così padre Carlo De Foucauld che viveva ore e ore davanti al Santissimo e fu davanti all'Eucaristia che consumò la sua vita nel martirio. Ricordiamo Annalena Tonelli che pur non potendo partecipare alla messa, non c'erano sacerdoti in quel contesto islamico, ma in quell'ostia consacrata che portava con sé, trovava la sua forza per contemplare Dio e per donarsi completamente ai poveri. Madre Elvira nella sua esperienza per offrire una salvezza e ritrovare il senso della vita a tanti giovani distrutti, li mette davanti all'Eucaristia perché è lì, anche nella fatica, che questi realizzano un autentico recupero e diventano capaci di aiutare tanti altri. Gesù è un pane spezzato perché tutti abbiano la vita e insegna anche a noi, che ci nutriamo di lui, a spezzare la nostra vita, il nostro cuore, il nostro tempo per i fratelli e le sorelle che siamo chiamati ad amare e servire. L'antica preghiera riportata nella Didaché (uno dei più antichi scritti cristiani) così si esprime: ‘Come tanti piccoli grani di frumento provenienti dalle campagne hanno formato questo pane, così o Signore, tutti noi provenienti dalle nostre case, dalle nostre strade, possiamo diventare ed essere tuo corpo, tua Chiesa, tuo sacramento di salvezza nel mondo in cui viviamo'.