L’amore appassionato di Dio
“Che cosa dovevo fare di più per te che non l’ho fatto?” Ci dice il Signore. Il Signore ama di un amore immenso ogni sua creatura e l’umanità intera, che lui chiama sua vigna. Abbiamo il grande cantico di amore del Signore per la sua vigna: come l’ha preparata, come l’ha piantata, come ha costruito ogni difesa. Ma mentre aspettava che producesse uva buona, essa ha invece ha prodotto acini acerbi. “Che cosa devo fare di più dice?” dice il Signore? E’ la domanda, è la sofferenza, è lo sfogo doloroso che ho sentito qualche volta da papà o da mamme, di fronte a un figlio che si ribella, che si allontana, che si rovina. I genitori hanno fatto tanto per quel figlio e lui è causa solo di dolore. Proprio il figlio, proprio la persona che hanno amato tanto. E’ quello che hanno vissuto, che hanno sofferto i nostri martiri, d. Roberto Malgesini, padre Pino Puglisi, che hanno visto in faccia chi stava per ucciderli: proprio la persona che avevano tanto beneficato! Avrebbero voluto dire certamente, come dice il Signore, “che cosa dovevo fare di più per te?” Ecco la parabola: Gesù non sta pronunciando un raccontino, una favola, ma sta parlando di sé, di quello che vivrà dopo pochi giorni, sta parlando della tragedia dell’uomo che non capisce Dio,che si allontana da Dio. Abbiamo la parabola del padrone che manda i suoi incaricati per il raccolto. Ma gli operai trattano male i servi del padrone. E lui dice: “Manderò mio figlio, avranno rispetto almeno di lui”. Ma essi visto il figlio, lo presero e lo uccisero, illudendosi di diventare i padroni della vigna. E’ l’amore appassionato di Dio, l’amore non capito, offeso, trascurato, dimenticato. Possiamo porci la domanda: come va la fede? Come va in noi, attorno a noi,nella vita dell’umanità? La fede è accogliere e credere all’amore di Dio, la mancanza di fede è la tragedia. Eppure quanto sarebbe necessaria la fede,la fiducia, l’affidamento all’amore del Padre. Gesù è morto sulla croce, ma è lì che esprime e offre il suo amore totale, pieno, unico, fino a dare la vita per noi. Lui ha dato la vita per ciascuno e per tutti… e noi? “Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio…” Più di così non poteva fare. Gesù è risorto, Gesù è il Salvatore, è la misericordia: la pietra scartata dai costruttori è divenuta pietra angolare, fondamento di ogni esistenza,fondamento della mia esistenza sulla terra e per l’eternità. E’ la risurrezione, la salvezza che Gesù ci offre. A ogni persona il Signore forse ripete anche oggi: “che cosa dovevo fare di più?” E un’ altra domanda:“Perché non hai fede? Perché non ami Dio? Il tuo Papà?” “Io ho scelto voi, dice il Signore, perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”Dalla presa di coscienza della nostra debolezza e in corrispondenza sorge il pentimento e deve nascere forte il bisogno e l'impegno di essere "vigna buona", di fare frutti buoni. Come sarà possibile? Dice Gesù: "Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto". Se rimango unito a Cristo, "tutto posso in Colui che mi dà forza". Come portare frutto? Quali frutti? Ci aiuta l'apostolo Paolo nella lettera ai Filippesi: " Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile,onorato, tutto quello che è virtù e merita lode, tutto questo sa oggetto dei vostri pensieri. Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto (nella parola di Dio e nei suoi testimoni), è quello che dovete fare". Se sentiamo trepidazione o paura o fatica, il Signore ci invita a una grande fiducia in Lui: "Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti". E la grazia e la pace di Dio sorpasserà sempre le nostre attese.