La via del Signore, i suoi sentieri
I potenti e i piccoli. Il vangelo comincia così: “Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, nel deserto”. La parola di Dio scende su un povero, su un uomo di penitenza, un uomo di amore totale, di fede profonda nel Signore. E lui grida nel deserto: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”.Annuncia questo, grida, scuote quel popolo che in fondo vive in un contesto religioso. Se cerchiamo di portare questo grido, questo annuncio, questo invito pressante nel mondo di oggi, ci troviamo di fronte ad un contesto secolarizzato, consumista, servo tante volte delle ideologie, manipolato e comandato, asservito - qualcuno mi dice - alla massoneria. Siamo in un contesto - potremmo dire - che fa acqua da tutte le parti. Nessuno si illude, nessuno ha il coraggio di dire che il nostro mondo va bene. Proprio nel nostro mondo c'è bisogno di preparare la via del Signore, di raddrizzare i tanti sentieri storti che ci sono.
La parola di Dio viene sui piccoli, su chi, nell'umiltà, accoglie e vive la luce della fede, la luce della ricerca di Dio. I potenti. Dove porta la mentalità mondana, a cui facevo accenno? Tante volte porta alla distruzione degli uomini e delle cose; basta vedere lo scempio della natura senza neanche sapere più quale progetto ci sia sul mondo. Se provassimo a chiedere: ma quale progetto hanno, cosa vogliono i potenti delle nazioni, le lobby, i capi politici o i detentori del potere economico o del potere della comunicazione? Cosa vogliono, che progetto hanno? Credo che sarebbe molto difficile una risposta o per lo meno un tentativo di una risposta univoca. Noi ci chiediamo: Dove orienta la parola di Dio, qual è il progetto di Dio, di Dio che è padre, di Cristo salvatore? Il progetto è: Fratelli tutti, cioè tutti fratelli nella dignità di figli di Dio, il quale, per fortuna, garantisce la dignità di tutti i suoi figli. Fratelli tutti, nella costruzione di un mondo che sia nella pace, che abbia la promozione dei più deboli, la difesa di chi ha più bisogno. In questi giorni, con tutti i problemi che ha il mondo, in un'Europa chiusa a chi ha sulla terra tragedie indescrivibili, in questa Europa si è perso tempo a parlare se era giusto dire: ‘buone feste' o ‘ buon natale' e altre simili banalità.
Chiediamoci allora ancora una volta: Qual' è la via del Signore? Questa è la via di Dio: la fraternità e la vita di tutti i suoi figli su questa terra in cammino verso quella beatitudine e quella salvezza che Lui ci ha preparato per l'eternità. Questa è la via del Signore. I tanti sentieri storti e sbagliati vanno raddrizzati; i buchi vanno riempiti, ogni potere che abusa, che strumentalizza, che sfrutta, va abbassato, va tolto. Dice la parola del Signore: “così ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”. Il natale, al quale ci prepariamo, non è la festa dei regali (facciamoli, ma quello è un giochetto), non è neanche il tempo dei buoni sentimenti; ci vuole ben'altro: la via del Signore, i sentieri diritti, la rettitudine di vita. E questa rettitudine di vita, questa strada di Dio la possiamo annunciare, vivendo nel nostro piccolo, già noi, come persone rette e coerenti che cercano la fedeltà profonda al progetto di Dio. Questa, mi pare sia la fede e questo è il cammino. Giovanni Battista è l'uomo, il testimone, il profeta che, in tutta la sua povertà, annuncia questo progetto e vuole che si prepari la venuta del Signore sulla terra.
Lui l'ha preparata. In questi giorni papa Francesco si è fatto pellegrino ancora una volta nelle terre più martoriate della terra, per promuovere la luce della fede, la coerenza della carità, la difesa dei più poveri, dei più deboli, degli emarginati. Sono piccoli Giovanni Battista, papa Francesco, come tanti altri, ma su di loro c'è la parola di Dio; quella parola che dà luce e forza alla mia vita, alla vostra vita, alla vita di tutti e che vuole cercare di costruire un mondo che davvero sia il mondo di ogni persona e di tutti i fratelli, che sia il mondo del Signore, padre di tutti. Il credente è colui che, attraverso il suo farsi vicino al fratello, come Giovanni il Battista, apre strade nel deserto, cioè indica prospettive di speranza anche in quei contesti esistenziali impervi, segnati dal fallimento e dalla sconfitta. Non possiamo arrenderci di fronte alle situazioni negative di chiusura e di rifiuto; non dobbiamo lasciarci assoggettare dalla mentalità del mondo, perché il centro della nostra vita è Gesù e la sua parola di luce, di amore, di consolazione. È Lui! Il Battista invitava alla conversione la gente del suo tempo con forza, con vigore, con severità. Tuttavia sapeva ascoltare, sapeva compiere gesti di tenerezza, gesti di perdono verso la moltitudine di uomini e donne che si recavano da lui per confessare i propri peccati e farsi battezzare con il battesimo di penitenza. Anche oggi, noi discepoli di Gesù siamo chiamati ad essere suoi umili ma coraggiosi testimoni per riaccendere la speranza, per far comprendere che, nonostante tutto, il regno di Dio continua a costruirsi giorno per giorno con la potenza del suo Spirito.