La sete di felicità e la beatitudine
Noi siamo tutti assetati di felicità, cerchiamo, nella nostra vita, una risposta alle grandi domande che portiamo nel cuore; vogliamo vivere alla grande, assaporare il più possibile della vita, gustare tutto quello che ci è possibile. Gesù fa un discorso tutto particolare, afferma qualcosa di folle; così ci sembra alla prima impressione, poi vedremo come ci vuole aprire a grandi prospettive di verità. “Beati voi che siete poveri, beati voi che soffrite, beati voi che piangete, beati voi che siete perseguitati”. Gesù il grande maestro sembra esaltare a sfortuna, la disgrazia; sei felice se piangi, sei felice se sei povero; ma questo non è vero assolutamente, nella nostra esperienza e neanche nelle parole di Cristo. Noi sappiamo che essere poveri, essere tristi, essere perseguitati non è una bella cosa... Gesù non sta assecondando quello che poi in molti di noi cristiani si è diffuso, come concezione, cioè che il cristianesimo è per gli sfortunati, cioè le persone a cui va tutto male, per cui alla fine non ti resta che Dio.
Ancora una volta abbiamo la sensazione che il cristianesimo esalti la sofferenza fine a se stessa, che in qualche modo è Dio che ci manda la croce. Ma non è vero che ci mette alla prova, che ci manda la croce, che ci dà la sofferenza. Che cosa sta dicendo Gesù? Dobbiamo avere il coraggio di interpretare in maniera corretta le sue parole. Gesù sta dicendo qualcosa di molto più importante. Non sei beato, cioè felice, perché piangi, ma perché ti incontri con Dio che ti consola; non sei beato, cioè felice, perché sei povero, ma perché questa tua povertà ti allarga il cuore e ti permette di cogliere le cose essenziali della vita, a volte. Non sei beato perché sei perseguitato, ma lo sei se metti la giustizia prima di ogni altra cosa, anche del tuo tornaconto. Avviene un po' come in una famiglia con tanti figli, diversi, e i genitori hanno più amore verso i figli più bisognosi, magari quello ammalato o in difficoltà. Questa è la novità straordinaria: Dio non ti ama secondo il tuo merito, ma secondo le tue necessità, più hai bisogno di essere amato e più sei amato.
Ecco che allora la beatitudine, la felicità non è continuare a restare nelle situazioni di povertà, di sfortuna, di persecuzione, ma alzare lo sguardo perché Dio è così: ti è vicino, ti consola, ti solleva, ti dà forza. E io sono felice o triste a secondo della possibilità e della capacità che ho di amare. Gesù guarda quelli che ha intorno: sono poveri, sono perseguitati, sono afflitti, ma proprio per questo sono destinatari dell'amore di Dio. E ci dice che se vogliamo davvero fare un cammino verso la felicità, lui forse ci può indicare qualcosa, e che non importa la situazione in cui siamo, perché molto spesso la beatitudine di colui che piange non è perché sta piangendo, ma perché sarà consolato, colui che è povero non è perché fa fatica ad arrivare a fine mese, ma può essere più libero quando si rende conto delle cose veramente essenziali. Non esaltiamo la croce; la croce è uno strumento di amore, è stata l'ultima parola che Gesù ha avuto per dire quello che lui pensava della vita, dell'umanità; ma Gesù non è rimasto sulla croce, la croce l'ha redenta, l'ha abbandonata e trasformata, l'ha trasformata. E' la riflessione di un maestro di spiritualità: Paolo Curtaz. C'è beatitudine, c'è gioia, quando c'è amore. In pratica noi possiamo imparare a vivere la povertà, la sobrietà,, evitandolo spreco e i consumi eccessivi, imparando a condividere con il prossimo, specialmente con i più bisognosi, quello che Dio ci ha dato in abbondanza. Ancora possiamo essere vigilanti di fronte allo scandalo della ricchezza, dell' idolatria della ricchezza, causa di tanti mali nella nostra umanità: guerre, sfruttamenti, corruzione schiavitù, fame, morti, sofferenze.
E chiederci da che parte stiamo? Condividiamo la mentalità mondana che giustifica tutto, che si rassegna, che a volte sostiene i sistemi dell'ingiustizia e dello sfruttamento, dell'oppressione? Tornando al Vangelo noi sappiamo che quando si trova un tesoro, “Dio e la fede in lui”, si lasciano da parte tutte le altre cose, perché in Lui trovano senso le varie espressioni della vita. Gesù dice ai suoi apostoli, che hanno lasciato tutto: “Voi riceverete il centuplo su questa terra e la felicità eterna”. Gesù ha detto: “Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”. Abbiamo celebrato festa delle apparizioni della Vergine Immacolata a Lourdes e la ricordiamo anche oggi. A Bernardetta la Madonna, dopo averle rivolto le sue profonde parole e i suoi messaggi, dice: “Non ti prometto di farti felice in questa vita, ma nell'altra”. In quest'occasione si è celebrata la giornata mondiale dei malati, alla luce di quanto avviene a Lourdes. Papa Francesco ha dato come titolo di questa giornata: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità. Anche questo e soprattutto questo è il cammino del sinodo della Chiesa. “Beati voi che amate i poveri, che avete cura dei malati, che consolate gli afflitti, che liberate gli oppressi... perché questa è la strada del'amore, la strada della felicità, la strada dell'eternità”. “Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Venite benedetti dal Padre mio a prendere possesso del regno preparato per voi, perché avevo fame, sete, ero malato.. e voi mi avete aiutato”.