Non ci sono nemici... ci sono solo fratelli
Il mondo vive situazioni di forti contrasti, guerre, contrapposizioni, lotte, rivalità per aumentare il proprio potere. Ma anche nella vita semplice di ciascuno di noi, ci accorgiamo di avere tensioni, nervosismi, aggressività, a volte anche atteggiamenti di cattiveria gli uni verso gli altri. Siamo in questo anche scandalizzati e influenzati da programmi della comunicazione sociale, da comportamenti di uomini della politica e dell'economia. Finiamo quasi per vivere come persone gli uni contro gli altri, esasperando sempre di più le differenze, i litigi, l'urlo per le proprie presunte ragioni. C'è una preghiera nella liturgia che dice così: “In un mondo lacerato da lotte e discordie, la tua Chiesa risplenda come segno di unità e di pace”.Dovrebbe essere così, vorremmo che fosse così... Purtroppo la contrapposizione è presente a volte anche fra noi, discepoli del Signore, tra noi credenti. E' la sofferenza che sperimentiamo nei contrasti gli uni contro gli altri, nello schierarsi con uno con l'altro, illudendoci di avere tutte le ragioni, quando invece perdiamo l'unica cosa necessaria: l'unità e la comunione di vita. Gesù ci offre nel Vangelo di oggi un discorso profondamente nuovo, che nessuno avrebbe il coraggio di fare, ma lui ha pronunciato quelle parole perché le viveva, perché le avrebbe vissute fin sul legno della croce, quando pregherà: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”.“Padre perdona”: prega così per coloro che lo stavano uccidendo. Dice Gesù: “Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male”.
Poi fa degli esempi e in ogni esempio dice: “Se amate solo quelli che vi amano che merito ne avete, anche i peccatori fanno lo stesso?”. E ripete e insiste: “Amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperare nulla, la vostra ricompensa sarà grande perché sarete figli dell'Altissimo. Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate, non condannate, perdonate. Date e vi sarà dato”. Questa è la vita vera di Gesù, il figlio di Dio. Questo è l'invito, il comando, l'ideale unico, profondo, concreto che Gesù offre alla vita di ciascuno di noi, alle nostre famiglie, alla comunità cristiana, alla società, all'umanità di sempre. Certamente noi facciamo molta fatica in questo. Ma il Signore ha dato e dà la sua forza. A me fa sempre tanto bene ripensare ai grandi testimoni del perdono e dell'amore; mi fa bene leggere le loro testimonianze, i loro libri. Ricordo sempre le parole di Martin Luther King, martire per la difesa della dignità di ogni uomo, dei fratelli di colore: “Noi vi ameremo ancora”.Ricordo p. Pino Puglisi che guarda negli occhi di quel giovane che gli stava togliendo la vita e gli ha sorriso. C'è un film intitolato “Uomini di Dio”, che riporta la testimonianza dei monaci martiri in Algeria. Mi colpisce la testimonianza di Abuelaish Izzeldin, medico palestinese che operava a favore di tutti i bambini israeliani e palestinesi: un giorno è rimasto vittima di un bombardamento dove ha perso, in un attimo, tre figlie.
Lui afferma quasi come un grido: “Io non odierò”. Penso anche ai cristiani perseguitati dell'Iraq: quando li ho incontrati nella situazione difficile dei campi profughi, ho visto che ogni sera alle 18 si ritrovavano nelle cappelle delle tendopoli e pregavano il rosario per l'Isis, pregavano per quei nemici, per quelli che avevano tolto tutto a loro. Perché la preghiera calmava i loro cuori e apriva le strade di Dio, le strade della speranza vera. Tantissime sono le testimonianze dell'amore, del perdono. Di fronte a tutto questo possiamo chiederci: “Io, ho ancora il coraggio di offendermi per una parola sbagliata, per un gesto di dimenticanza, rimango offeso se qualcuno mi fa qualche piccolo sgarbo, e forse non mi accorgo chetante volte è più grande il male che io faccio agli altri? Io mi permetto di giudicare, di interpretare male qualche gesto, che forse è stato fatto in buona coscienza o in maniera innocente? Ci accorgiamo quanto è importante essere uomini e donne cristiani, uomini edonne che cercano di vivere relazioni vere di fraternità, di rispetto, di promozione, di amore anche nelle situazioni difficili. Solo così potremo, senza vergogna sul volto, implorare la pace per l'umanità. “Amate i vostri nemici, fate del bene e non giudicate, non condannate”. Non ci sono nemici... ci sono solo fratelli. Siamo chiamati a vivere da fratelli, perché figli del Padre misericordioso, discepoli di Gesù che sempre ci dice:“Amatevi come Io vi ho amato”.Riporto alcuni testi delle testimonianze citate. Amate i vostri nemici Ai nostri più accaniti oppositori, noi diciamo: noi faremo fronte alla vostra capacità di infliggere sofferenze con la nostra capacità di sopportare le sofferenze; andremo incontro alla vostra forza fisica con la nostra forza d'animo. Fateci quello che volete, e noi continueremo ad amarvi. Noi non possiamo, in buona coscienza, obbedire alle vostre leggi ingiuste, perché la non-cooperazione col male è un obbligo morale non meno della cooperazione col bene. Metteteci in prigione, e noi vi ameremo ancora. Lanciate bombe sulle nostre case e minacciate i nostri figli, e noi vi ameremo ancora. Mandate i vostri incappucciati sicari nelle nostre case, nell'ora di mezzanotte, batteteci e lasciateci mezzi morti, e noi vi ameremo ancora. Ma siate sicuri che vi vinceremo con la nostra capacità di soffrire. Un giorno, noi conquisteremo la libertà, ma non solo per noi stessi: faremo talmente appello al vostro cuore ed alla vostra coscienza che alla lunga conquisteremo voi, e la nostra vittoria sarà una duplice vittoria(M.L.King).
“Il 16 gennaio 2009, gli israeliani hanno bombardato Gaza e buttato all'aria la mia vita. Quel giorno eravamo tutti in casa: i miei otto figli, i miei fratelli, le loro famiglie. Dove potevamo andare se neppure ospedali e moschee venivano risparmiati dai bombardamenti? Giocavo con Abdullah quando ho sentito l'esplosione nella stanza delle ragazze. Ho perso tre gioielli preziosi e spero che i loro nomi saranno ricordati, incisi su pietre o targhe di scuole, collegi e istituzioni che sostengono l'educazione delle ragazze. Ho perso le mie figlie, e nonostante la rabbia e lo sconcerto, so che non odierò."“La vendetta, una malattia endemica in Medio Oriente, non me le restituirà(le figlie, n.d.r.). E' importante provare rabbia dopo eventi del genere, rabbia che segnala che non accetti quello che è accaduto, che ti incita a fare la differenza. Ma bisogna stare attenti a non cadere nell'odio. Il desiderio di vendetta e di inimicizia servono solo ad allontanare il buonsenso, accrescere sofferenze e prolungare il conflitto. “ E verso la fine del libro ancora l'autore: “Ho perso tre splendide figlie ma ho la fortuna di avere altri cinque figli e possiedo il futuro. Credo che Einstein avesse ragione quando diceva che la vita è come andare in bicicletta: per restare in equilibrio bisogna continuare a pedalare. Io continuerò a pedalare ma ho bisogno che voi vi uniate a me in questo lungo viaggio. ”«Io avrei avuto diritto all'odio, ma non è con l'odio che potrò fare giustizia alle mie figlie», ha detto a Rimini. «L'odio è un veleno, è una malattia che distrugge la persona che odia. Se volete sfidare coloro che hanno fatto il male, allora non accettate di essere vittime più di una volta, non accettate di essere vittime dell'odio dopo che siete stati vittime di ingiustizia. Non perdete tempo ad accusare gli altri, assumetevi la responsabilità di chiedervi cosa potete fare voi per cambiare le cose». Sì, tutta la mia vita si è svolta nella sofferenza e nella guerra, ho sempre dovuto lottare per la sopravvivenza. Ma proprio la sofferenza mi ha insegnato la lezione che se non ci si impegna con tutte le forze si soccombe. Poi è stata importante la mia formazione e la mia professione di medico: noi ci occupiamo dei bisogni delle persone, per noi la vita umana ha un valore inestimabile, la rispettiamo e ci sacrifichiamo per essa. Ma la cosa più importante di tutte è stata la fede. Siamo come una piuma nel vento, senza la fede. La fede è l'anima dentro di noi. Senza la fede siamo morti anche se il corpo è vivo. Vedo tante persone intorno a me che non sono veramente vive, sono solo oggetti in movimento. Ma se si ha fede, è diverso: hai energia, hai speranza e non hai paura, o almeno hai la forza per affrontare la paura. (Abuelaish Izzeldin)