Vi esorto, fratelli, siate unanimi, non ci siano divisioni tra voi
Gesù, il Figlio di Dio, così come Giovanni Battista lo ha indicato e lo ha testimoniato, è la luce del mondo. Dice il Vangelo: Gesù si ritirò nella Galilea, lasciò Nazareth e andò ad abitare a Cafarnao, nella terra di Zabulon e di Neftali. In tal modo ha realizzato la profezia di Isaia: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce”. Cominciò a predicare con parole molto forti, “convertitevi”, e consolanti nella loro verità, “il regno dei cieli è vicino”. Il Vangelo riporta la chiamata dei primi quattro apostoli, Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni. Li chiama a seguirlo ed essi restano colpiti e affascinati; hanno la grazia di seguirlo con una prontezza che ci sorprende e ci stupisce. “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini...” “Essi subito, lasciate le reti, lo seguirono; essi, subito, lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono”.
Seguono Gesù in questo slancio iniziale, lo seguiranno negli anni della vita pubblica che diventano gli anni della loro formazione, lo seguiranno nei momenti di gloria, di gioia, di fervore del popolo, lo seguiranno lungo il realizzarsi di quel mistero che è il rifiuto e la persecuzione che Gesù subisce da parte di tanti, fino al sacrificio della croce. Lo seguiranno dopo lo sbandamento della passione, resi forti dallo Spirito, nella testimonianza della sua risurrezione, testimonianza data con le parole, la predicazione, la vita. Il Vangelo tratteggia quasi una sintesi del ministero e delle opere di Gesù: “Percorreva tutta la Galilea, insegnava nelle sinagoghe, annunciava il regno, guariva ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo”, come segno della vicinanza, della tenerezza, della misericordia di Dio verso i malati, i poveri, i peccatori. Con la chiamata degli apostoli Gesù mette le basi della vita della Chiesa, della vita dei suoi discepoli.
L'apostolo Paolo scrivendo ai Corinzi fa un invito e un richiamo molto preciso e forte, come si vive la Chiesa, la si costruisce e la si testimonia. Dice: “Vi esorto fratelli, a essere tutti unanimi nel parlare, che non vi siano divisioni tra voi. Siate in perfetta unione di pensiero e di sentire. Mi è stato segnalato che tra voi ci sono discordie. Quando si dice: ‘io sono di Paolo, io sono di Apollo, io sono di Cefa, io sono di Cristo'. Quale esame di coscienza è necessario anche per ciascuno di noi per verificare ed esaminarci ciascuno personalmente, ciascun gruppo o realtà...
Siamo animatori e costruttori di unità, di fraternità, di amore sincero e disinteressato, oppure, illudendoci e con molta facilità e supponenza, creiamo divisioni, contrasti, disagi?.Possiamo esaminare la vita delle nostre comunità, delle nostre parrocchie. La parrocchia farà quello che fanno i parrocchiani... nella comunione e per la comunione, cioè per l'unità e il bene di tutti. Il sacerdote sarà il custode della comunione. La parrocchia sarà come la costruiscono i parrocchiani... “Che siano una cosa sola, come io e te, Padre siamo una cosa sola”. “Come un corpo ha molte membra, ognuno al suo posto è al servizio di tutti gli altri, per il bene di tutto il corpo”. Non ognuno per conto suo, ogni cristiano, ogni gruppo, ogni realtà, per conto proprio, in qualcosa che diventerebbe come un egoismo spirituale, facendo quello che a ciascuno piace, a volte giudicando, a volte sentendoci più bravi degli altri. Non si pensa che così, non solo non si costruisce il bene della comunità, ma neanche il proprio. E com'è la partecipazione, la propria responsabilità...? Vado a messa, non vado; vado all'incontro, non vado; vivo il servizio, non lo vivo...? Il Signore ci chiama a vivere la responsabilità e la gioia di un amore vero, concreto, continuo, nella Chiesa e nella società. “Amatevi come Io vi ho amato”, ci ha detto Gesù.